
Conviviale in sede, relatore Sen. Giampiero Beccaria

E’ bene ribadirlo: l’obiettivo primario del Rotary non sono i services, purtroppo frequentemente realizzati più per dimostrare che si è fatto qualche cosa. Il vero primario scopo, è facilitare le condizioni perché si creino i presupposti per il nascere di un valore propulsivo quale è l’Amicizia.
In continuità con la pregevole volontà di perseguire tale obiettivo, il Presidente Lorenzo Busetti ha dato il via ad un ciclo di conviviali che vedono al centro figure carismatiche del nostro club. Nella nostra ultima conviviale abbiamo avuto il piacere di ascoltare l’amico Giampiero Beccaria che ha voluto condividere la sua esperienza politica nel primo Governo Berlusconi. Con la discesa in campo di Silvio Berlusconi decide di candidarsi nelle liste di Forza Italia e viene eletto nel 1994 Senatore della Repubblica nel collegio elettorale di Pavia, dove ricopriva l’incarico di Presidente del gruppo industriale Necchi SpA. Eletto Senatore ha fatto parte delle seguenti commissioni parlamentari: Affari costituzionali; Industria, commercio e turismo ed è stato sottosegretario di Stato per l'Industria, commercio e artigianato dal 13 maggio 1994 al 16 gennaio 1995. Quella dell’amico Giampiero è stata la testimonianza di un uomo appassionato. Della vita come della politica. Un uomo che esprime la brescianità più genuina. Quella pragmaticità che ci viene universalmente riconosciuta unita alla resilienza che consente di buttare il cuore oltre l’ostacolo a fronte alta, con la semplicità e la dignità proprie di chi è integro nelle sue condotte. Ne esce uno spaccato della nostra Repubblica, che vive inspiegabilmente di realtà opposte e apparentemente inconciliabili. Da un ministero dove non si riesce a capire anche solo il numero di impiegati, a dirigenti di alto profilo che non riescono a dispiegare le proprie capacità in quanto cambiano repentinamente le direttive politiche dovute alla instabilità dei governi. Un Parlamento che spesso soffre di efficacia ed efficienza per la deriva della sua architettura costituzionale. Un esempio il bicameralismo perfetto, snaturato di frequente nell’iter legislativo da un rimpallo continuo tra le due Camere, consentendo l’inserimento di emendamenti che finiscono per svilirne il corpo originario e dilatandone i tempi. Grande tema tratteggiato è la crisi della rappresentanza del popolo, storicamente organizzata in partiti dalla struttura organica e coerente con degli ideali fondanti, a favore dei cd movimenti che ben si inseriscono in un modello rappresentativo che trova sponda in una legge elettorale che favorisce l’aggregazione dei cd campi larghi o coalizioni, atte più ad una politica antagonista che non propositiva e costruttiva, favorendo la comparsa di figure politiche di dubbio spessore ed una conseguente crisi di identità dell’elettore che si vede spesso tradito nelle proprie esigenze e che si traduce nella diserzione alle urne elettorali. Forse è il caso di chiedersi se davvero abbiamo ancora la Costituzione più bella del mondo o se la stessa è stata corrotta e la volontà del popolo si realizza ormai nelle opacità di una politica che sempre più abbandona gli ideali per abbracciare ideologie a tratti perverse e contraddittorie. Dalla relazione esce uno spaccato di un’Italia democratica che si potrebbe ritenere non ancora uscita da una fase adolescenziale. Dove si realizzano sì grandi slanci e passioni di figure di alto profilo che animano schieramenti anche contrapposti. Ma anche la pochezza di condotte miopi e volte ad un antagonismo preoccupato solo di abbattere il nemico di volta in volta nel mirino con tutti gli strumenti a disposizione ridefinendo spesso al ribasso l’auspicabile contraddittorio democratico così come la percezione di un uso strumentale dei poteri dello Stato dove si creano dei fortini da difendere anziché configurarsi quali parti di un solo interesse: il bene del Paese. Avendo avuto già la fortuna di ascoltare Giampiero su questi temi in occasione di indimenticabili spiedi a Casa Beccaria, dove regna l’elegante ospitalità della Signora Piera, non è stata una novità lo svelarsi dell’umanità romantica di questo apparente burbero di facciata e a fine serata ne esce chiara la figura di un Uomo dal cuore grande che, forse, non è più al passo con un mondo dove dilaga l’ipocrisia delle convenienze, ma che ha saputo raccogliere e continuare l’eredità paterna di attenzione verso la comunità. Nonostante tu abbia negato rifaresti ancora la stessa esperienza ci piace pensare che non saresti capace di stare solo a guardare e ti spenderesti ancora per dare corpo a quello spirito di servizio che anima anche il Rotary. Ti si vuole tanto bene amico Indisciplinato Giampiero e grazie di essere socio di questo club che si onora della tua presenza.
Questo sestetto è considerato una delle più belle arie dell'Ottocento al pari della famosa romanza " Casta Diva " tratta dalla Norma , sempre composta da Vincenzo Bellini . Bellini riesce a compendiare il connubio tra classicismo sul quale si erano fondati i suoi studi , Pergolesi e Paisiello alla Suola Napoletana , Haydn e Mozart che lo avevano di poco preceduto , e romanticismo apportando ai propri personaggi un pathos ricco di passioni e sentimenti . Da Catania ove era nato da una famiglia di musicisti ottenne sussidi per poter studiare a Napoli ed una volta affermatosi nel capoluogo campano gli fu richiesto dall'Impresario Barbaja di trasferirsi a Milano per comporre per il Teatro alla Scala le opere " Il Pirata " e " La Straniera "che ottennero un clamoroso successo come pure grande successo fu attribuito dal pubblico all''Opera " I Capuleti e i Montecchi " , scritta per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1830 . La sua carriera si è intersecata con quella del tenore di Romano Lombardo Giovan Battista Rubini interprete della prima rappresentazione di 4 dei capolavori del Bellini. Un anno dopo , nel 1731 , con la produzione della Sonnambula e di Norma sempre per il Teatro alla Scala di Milano vi fu la consacrazione definitiva della grandezza di Vincenzo Bellini . Da Milano Bellini si trasferì a Parigi ove entrò in contatto con Fryderyk Chopin di cui assorbì il lirismo e con Gioacchino Rossini che li risiedeva e che gli attribuì grande stima personale. Nel 1835 andò in scena con successo clamoroso l'opera " I Puritani " al Theatre de la Comedie italienne di Parigi da cui è tratto il sestetto presentato all'ascolto , Nello stesso anno sfortunatamente Vincenzo Bellini morì senza aver ancora compiuto 34 anni . I suoi lavori raccolsero l'ammirazione di tutti i più grandi musicisti , da Verdi a Wagner , da Listz a Chopin. I protagonisti del Sestetto ascoltato sono il tenore peruviano Juan Diego Florez , in giovane età , ed il soprano georgiano Nino Machaidze in una registrazione che ha avuto luogo presso il Teatro Comunale di Bologna.