Conviviale Prenatalizia

Conviviale Prenatalizia

Conviviale Prenatalizia
La serata prenatalizia si è svolta in Interclub con la presenza dell’Inner Wheel di Brescia guidato dalla Presidente Fabrizia Mealli Streparava, e si è aperta con la celebrazione della Messa in memoria dei Soci defunti, officiata da Don Mauro Orsatti, alla presenza di una ventina di soci accompagnati dalle mogli. Poi, dopo il consueto aperitivo di benvenuto, Don Orsatti ci ha offerto una sua riflessione dal tema “ Cantori della Speranza”, che riportiamo a beneficio di coloro che non sono potuti intervenire alla prenatalizia. Frammento di elevazione spirituale di don Mauro Orsatti CANTORI DI SPERANZA “Aspettare e attendere sono sinonimi, eppure differiscono non poco. Aspettare sottolinea di più il tempo e potrebbe avere valenza negativa come il trovarsi in coda a uno sportello o guardare in continuazione l’orologio in attesa di qualche ritardatario. Attendere, come indica la parola stessa ad-tendere, equivale ad essere in tensione verso qualcosa, fa sì riferimento al tempo e pure a un coinvolgimento della psiche. In questa attesa affiora la virtù della speranza. Essa ci è necessaria come l’aria che respiriamo e, al pari di altri valori come l’amore e la libertà, non dovrebbe mai mancare. Tutti e sempre speriamo, dalle cose secondarie (“speriamo che domani sia bel tempo”) a quelle importanti (“speriamo di superare la pandemia”). Il malato spera di guarire, lo studente di superare l’esame, i genitori che i figli crescano sani e siano bravi, l’atleta di vincere… La speranza è dinamica e ottimista. Dinamica perché guarda avanti, crea aspettativa, formula progetti, elettrizza; ottimista perché crede nel miglioramento, nella possibilità di superare una situazione negativa o mediocre. Senza speranza non ci sarebbe né progresso, né sviluppo. Più ancora, senza speranza la vita si atrofizza e poi, viene la depressione e si arriva alla disperazione (= senza speranza). La speranza caratterizza e qualifica solo la persona umana, non gli animali, perché postula intelligenza e volontà. Come possiamo immaginare e definire la speranza? Offriamo dapprima un’immagine e poi pro-poniamo una definizione griffata. Prendiamo l’immagine dalle scienze naturali che dividono gli esseri vi-venti in due mega categorie: vertebrati e invertebrati. Gli invertebrati sono la stragrande maggioranza, oltre il 95% di tutti i viventi. I vertebrati sono coloro che hanno le ossa, una struttura portante. Noi umani siamo vertebrati con 206 ossa e il nostro scheletro costituisce circa il 20% del nostro peso. Ecco l’immagine: la speranza è come lo scheletro, rende il tempo vertebrato perché gli dà consistenza, lo fa stare in piedi, lo struttura ricordando il passato, vivendo il presente e rimanendo in tensione verso il futuro. Senza speranza il tempo sarebbe come un’ameba, un mollusco. E ora una definizione griffata perché porta la firma di uno dei più grandi geni dell’umanità, san Tommaso d’Aquino, che definì la speranza il presente del nostro futuro. Senza futuro, il presente è opaco, vuoto, insignificante, subito esaurito. La speranza ha animato tutta la storia biblica facendo del giudaismo la religione della speranza, come il cristianesimo è quella dell’amore e l’islam quella della fede (Islam, cioè sottomissione, abbandono, fiducia totale in Dio). Cantori di questa speranza furono i profeti che alimentarono il Messianismo, un complesso fenomeno letterario, spirituale e psicologico che tenne viva l’attesa del Messia, l’inviato di Dio che avrebbe risollevato le sorti di Israele. A loro il merito di aver favorito un lungo avvento che preparava la venuta del Messia, termine ebraico che usiamo anche noi e che conosciamo pure nella sua forma greca di Cristo. Proprio perché la speranza è un grande bene, va protetta e alimentata. Tornando all’immagine delle ossa, anche la speranza potrebbe soffrire di malattie tipiche delle ossa. Ne ricordiamo due, l’osteoporosi e il rachitismo/nanismo. L’osteoporosi insorge quando si abbassa la densità di minerale nelle ossa con il relativo deterioramento della micro architettura del tessuto osseo. Manca minerale. La speranza soffre di osteoporosi quando è costruita su prospettive di corto raggio, di modesta o scarsa qualità, come ad esempio nel caso di quei giovani che aspettano il venerdì sera per sbronzarsi e “sballare”, o nel caso di adulti che aspettano la domenica per andare al centro commerciale e passarvi tutto il giorno, Niente di male andare al centro commerciale, anzi, necessario in tante occasioni, ma la prospettiva di andarvi spesso a passare tutta la festa sembra molto modesta e poco fantasiosa. Attenzione alla speranza che si sbriciola, come le ossa. Altro minaccioso rischio è quello del gioco. L’Agenzia dei Monopoli ha dichiarato che in Italia nel 2019 sono stati investiti oltre 125 miliardi nel gioco, più della spesa sanitaria nazionale che si attesta sui 115 miliardi. Chi gioca spera di vincere, ma uno solo gode e tutti gli altri sono dei perdenti. La speranza frustrata si tramuta in delusione e amarezza. Se non vogliamo sbriciolare la nostra speranza, dobbiamo pensare in grande, in maiuscolo, a colori, volare alto con pensieri e impegni, come suggerito anche da queste citazioni griffate: “m’è dolce naufragar in questo mare” (Infinito di Leopardi), “Inquieto è il mio cuore finché non riposta in te, Signore” (Sant’Agostino). Senza grandi prospettive non ci sarebbero gli eroi, non ci sarebbero gli scopritori e gli inventori, neppure i santi e martiri. La speranza spinge a superare i limiti. C’è poi il silenzioso eroismo del quotidiano, fare bene e con impegno quello che dobbiamo fare. Il rachitismo/nanismo è la patologia che impedisce il normale sviluppo delle ossa, cosicché il corpo si ferma a uno stadio infantile. Speranza rachitica o nana è quella che si spegne con il tempo, che vede la morte come un baluardo invalicabile. Lo diciamo ancora con una citazione griffata, questa volta di Ugo Foscolo “Anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri” che la sapienza popolare traduce così: “Finché c’è vita, c’è speranza”. Quindi, è opinione diffusa che con la morte finisca tutto. Che prospettive povera! Avremmo una speranza decapitata se tutto finisce con la morte e la vita sarebbe una tragica presa in giro perché sarebbe un correre verso il nulla… Qualcuno rafforza l’opinione comune dicendo che nessuno è tornato a dirci se c’è qualcosa di là. Ci permettiamo di contraddirlo e di additare Cristo morto e risorto. L’apostolo Paolo scrive ai Corinti: “O morte, dov’è il tuo pungiglione?” e poi parla del Cristo risorto che ha vinto la morte. Sant’Agostino si chiede: “Che vita è, se non è vita eterna?”. Nell’inno pasquale Victimae paschali laudes sulle labbra della Maddalena sono poste queste parole: “È risorto Cristo, mia speranza”. Lui è la nostra speranza, Lui ci permette di rendere vertebrato il nostro tempo perché ci porta verso una pienezza e non verso la fine, conferendo alla vita il profumo verace dell’eternità. Cantiamo la speranza, seminiamo la speranza, facciamo crescere i nostri figli con il valore genuino della speranza, dando loro un inguaribile ottimismo fondato sull’assicurazione di Cristo: “Io ho vinto il mondo”. E quando dice mondo intende il male, il negativo che Lui ha superato con la sua risurrezione. E ci ha associato in questa vittoria, lasciandoci l’impegno di collaborare per continuare a costruire un mondo migliore, “la civiltà dell’amore” come diceva Paolo VI. Colui che vive di speranza, che “canta la speranza”, non sta con le mani in mano, ma si impegna nell’oggi, sapendo che ci sarà un domani già iniziato.” La serata è stata allietata dalla presenza di due giovani musicisti italiani, Anna Pilleroni di Monfalcone all'Arpa ed Eugenio Palumbo di Carpi al Mandolino, che hanno scelto il Conservatorio di Brescia Luca Marenzio per la propria formazione musicale. Tale circostanza testimonia l'alto valore riconosciuto a livello nazionale al nostro Istituto Musicale cittadino. I giovani talenti , premiati in vari concorsi nazionali , eseguendo brani in duo hanno entrambi manifestato doti di spiccato virtuosismo interpretando pezzi dal repertorio italiano ed anche brani del maggior compositore argentino, Astor Piazzolla , considerato uno dei più importanti musicisti del 20° secolo. Di particolare effetto è risultato poi l'ultimo brano proposto con l'interpretazione della nota rapsodia di Vittorio Monti” Czardas” , scritta nel 1904 , che oggi è abitualmente eseguito sul violino . La sala ha accolto le interpretazioni con calorosi applausi ed a seguito della richiesta dei Soci i giovani artisti hanno concesso un bis su un brano di Astor Piazzolla. La serata è stata chiusa con gli auguri delle Presidenti Pacifico e Streparava, che hanno dato insieme il tocco della campana. Nei giorni precedenti la Prenatalizia il nostro Rotaract, accompagnato dalla Presidente Fabiana Pacifico e dal Referente per il Rotaract Leonardo Lombardi e dal Tesoriere Elena Santus hanno portato in omaggio all’ Asilo Nido “Il sorriso del Sole” di Rovato le confezioni di marmellata che rappresentavano lo specifico service del Rotararct.